Trovare donne disponibili è facile, il problema è trovarle disponibili a fare quello che vuoi tu.
Mi vengono così, che ci posso fare...
Trovare donne disponibili è facile, il problema è trovarle disponibili a fare quello che vuoi tu.
Wake up
E' con grande piacere che faccio questa marchettona ad una persona che oltre ad essere un amico è anche un gran bel pezzo di artista!
Molti di voi già conoscono Marco Ciligot e quindi sono certo che visiterete numerosi la mostra di Trieste.
Per chi invece non lo conosce è un'occasione importante per osservare da vicino le opere di un ragazzo che sicuramente farà parlare di se!
Non fate gli asini, perché abbiamo tutti bisogno dell'appoggio degli altri per coltivare i nostri sogni!
Molti di voi già conoscono Marco Ciligot e quindi sono certo che visiterete numerosi la mostra di Trieste.
Per chi invece non lo conosce è un'occasione importante per osservare da vicino le opere di un ragazzo che sicuramente farà parlare di se!
Non fate gli asini, perché abbiamo tutti bisogno dell'appoggio degli altri per coltivare i nostri sogni!
La Parabola del Divo Giulio
Che Andreotti non sia un santo non c’è dubbio. Ispirati da una frase a lui attribuita nel film “Il Divo” di Paolo Sorrentino, “i preti votano, Dio no”, potremmo anche aggiungere che “se i santi esistessero non farebbero politica” o per lo meno non la farebbero in Italia. Questo non per il solito populismo spiccio, secondo il quale il Belpaese era e sarà sempre governato da arruffoni e faccendieri di ogni tipo, ma perché, semplicemente la res publica, deve per forza di cose avere anche a che fare con tali arruffoni e faccendieri oltre che con le brave persone, che sono tante, almeno quanti sono i preti e i Santi già canonizzati.
Detto ciò quando parliamo di Giulio Andreotti in riferimento ad un avvenimento, dobbiamo anche contestualizzarlo storicamente, e non è un’operazione facile perché, compiuti oggi novant’anni, stiamo parlando di un uomo che ha visto nascere la Repubblica, è stato per sette volte Presidente del Consiglio e, con un incarico o con un altro, per cinquant’anni si è trovato alla guida del Paese.
Di Andreotti oggi sono soprattutto le vicende giudiziarie a colpire l’immaginario comune, e questo per una peculiarità tutta italiana, trasformare i procedimenti giudiziari in sentenze di colpevolezza prima del giudizio finale. Che poi l’imputato venga assolto, com’è successo per il senatore a vita, poco importa all’ “osservatore medio” e soprattutto a certa informazione, che sembra proprio lì appositamente a mantenere e produrre “osservatori medi”. Andreotti comunque, rifugiandosi nel suo proverbiale aplomb e nel suo archivio personale, ha sempre cercato di non dare adito a polemiche sterili e esterne alle aule di tribunale, in cui si è costantemente recato per seguire in prima persona le udienze. Rispetto delle istituzioni questo, da non sottovalutare, considerando anche la moda tutta italiana di inscenare nei salotti televisivi processi paralleli e delegittimazioni continue della magistratura.
Il paradosso poi risiede nel fatto che in molti sono pronti ad applaudire a tali attacchi allo Stato, prendiamo il caso del film “Il Divo” appunto, in cui salvata l’interpretazione straordinaria di Toni Servillo nei panni di Andreotti, si fa una ricostruzione delle vicende giudiziarie del senatore fumosa e tendenziosa, orchestrata da una regia più atta a spargere il seme del dubbio che quello della chiarezza. Strano che nessuno si adiri per questo, che nessuno insorga in tutela delle sentenze di assoluzione emesse dalla magistratura “in nome del popolo italiano”, ma anzi si premi ancora una volta la delegittimazione dello Stato, di chi l’ha rappresentato e soprattutto di chi è preposto a tutelarlo. Ma tant’è, questa è l’Italia e Andreotti l’ha conosciuta bene.
Questo articolo lo potete leggere anche QUI e anche QUI.
Detto ciò quando parliamo di Giulio Andreotti in riferimento ad un avvenimento, dobbiamo anche contestualizzarlo storicamente, e non è un’operazione facile perché, compiuti oggi novant’anni, stiamo parlando di un uomo che ha visto nascere la Repubblica, è stato per sette volte Presidente del Consiglio e, con un incarico o con un altro, per cinquant’anni si è trovato alla guida del Paese.
Di Andreotti oggi sono soprattutto le vicende giudiziarie a colpire l’immaginario comune, e questo per una peculiarità tutta italiana, trasformare i procedimenti giudiziari in sentenze di colpevolezza prima del giudizio finale. Che poi l’imputato venga assolto, com’è successo per il senatore a vita, poco importa all’ “osservatore medio” e soprattutto a certa informazione, che sembra proprio lì appositamente a mantenere e produrre “osservatori medi”. Andreotti comunque, rifugiandosi nel suo proverbiale aplomb e nel suo archivio personale, ha sempre cercato di non dare adito a polemiche sterili e esterne alle aule di tribunale, in cui si è costantemente recato per seguire in prima persona le udienze. Rispetto delle istituzioni questo, da non sottovalutare, considerando anche la moda tutta italiana di inscenare nei salotti televisivi processi paralleli e delegittimazioni continue della magistratura.
Il paradosso poi risiede nel fatto che in molti sono pronti ad applaudire a tali attacchi allo Stato, prendiamo il caso del film “Il Divo” appunto, in cui salvata l’interpretazione straordinaria di Toni Servillo nei panni di Andreotti, si fa una ricostruzione delle vicende giudiziarie del senatore fumosa e tendenziosa, orchestrata da una regia più atta a spargere il seme del dubbio che quello della chiarezza. Strano che nessuno si adiri per questo, che nessuno insorga in tutela delle sentenze di assoluzione emesse dalla magistratura “in nome del popolo italiano”, ma anzi si premi ancora una volta la delegittimazione dello Stato, di chi l’ha rappresentato e soprattutto di chi è preposto a tutelarlo. Ma tant’è, questa è l’Italia e Andreotti l’ha conosciuta bene.
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Convenienza e Fede
Era meglio se mi facevano credente, almeno non cercavo Dio tutte le notti.
Nota a margine (anche se a margine non è): la grammatica di questa frase non è delle migliori, ma l'effetto nella lettura è quello che mi interessava privilegiare. I condizionali per una volta non avrebbero dato il giusto peso a questa affermazione, che a mio giudizio se pensata, viene pensata in questo modo. Così, tanto per sistemare i feticisti della grammatica che frequentano il mio blog e so per certo essere numerosi.
Gente d'aeroporto ( Secondo parte)
La cosa che più mi infastidisce della "gente d'aeroporto" è il fatto d'averla, in qualche momento della mia vita, invidiata.
Invidiata per la sorta di rispetto incondizionato che si porta dietro. Non si sa per quale assurdo motivo, il cittadino medio, ritiene che se una persona viaggia tanto sicuramente deve anche valere tanto. Il vero fastidio per me sta nel rendermi conto di ragionare come il cittadino medio. Comunque un'altra cosa che ho invidiato alla "gente d'aeroporto" è il sesso, inteso come potere di scambio. E' convinzione comune infatti credere, che chi viaggia di continuo lo fa per mantenere importanti relazioni sociali: niente di più sbagliato. Il mondo è pieno di capre che pascolano da un prato all'altro senza avere accesso ad alcun tempio che conta.
Il punto è che c'è sempre chi è disposto a calarsi le braghe o la gonnella nella speranza di vedersi spalancare un portone. Ecco, è una sensazione che vorrei provare, non la sfrutterei perchè il mio carattere me lo impedisce, ma gradirei guardare negli occhi una donna che si prostituirebbe per ottenere un posto da velina. Tornerei poi a casa a raccontarlo alla mia compagna.
Lo so, suona male, ma ognuno ha le proprie debolezze.
Meno male che c'è la "gente d'aeroporto", sempre pronta a trasportare microbi e pensieri da un luogo all'altro e a suscitare, in "stanziali" come me, ragionamenti frivoli e assolutamente velleitari.
Invidiata per la sorta di rispetto incondizionato che si porta dietro. Non si sa per quale assurdo motivo, il cittadino medio, ritiene che se una persona viaggia tanto sicuramente deve anche valere tanto. Il vero fastidio per me sta nel rendermi conto di ragionare come il cittadino medio. Comunque un'altra cosa che ho invidiato alla "gente d'aeroporto" è il sesso, inteso come potere di scambio. E' convinzione comune infatti credere, che chi viaggia di continuo lo fa per mantenere importanti relazioni sociali: niente di più sbagliato. Il mondo è pieno di capre che pascolano da un prato all'altro senza avere accesso ad alcun tempio che conta.
Il punto è che c'è sempre chi è disposto a calarsi le braghe o la gonnella nella speranza di vedersi spalancare un portone. Ecco, è una sensazione che vorrei provare, non la sfrutterei perchè il mio carattere me lo impedisce, ma gradirei guardare negli occhi una donna che si prostituirebbe per ottenere un posto da velina. Tornerei poi a casa a raccontarlo alla mia compagna.
Lo so, suona male, ma ognuno ha le proprie debolezze.
Meno male che c'è la "gente d'aeroporto", sempre pronta a trasportare microbi e pensieri da un luogo all'altro e a suscitare, in "stanziali" come me, ragionamenti frivoli e assolutamente velleitari.
Gente d'aeroporto ( Prima parte)
Per un motivo o per un altro mi capita di avere spesso a che fare con "gente d'aeroporto". Persone cioè che abitualmente si muovono in aereo, ci viaggiano dentro almeno due o tre volte a settimana. Sono persone che puzzano: tutte.
Emanano lo stesso odore d'aria condizionata mescolata a rivestimento di sedile depurato con bomboletta. La pelle del viso e delle mani è sempre un pò unta e la maggior parte delle volte emana un leggero aroma di limone chimico, residuo di qualche strofinata con salvietta low quality lanciata da hostess ahimè sempre più in linea con la qualità dei servizi offerti in volo: scadenti.
Almeno una volta, bella presenza, sorriso smagliante, gentilezza fasulla con denti bianchissimi in bella mostra erano assicurai, o forse erano solo i miei ormoni più vispi e disposti ad attivare la parte dedicata alla fantasia nel mio cervello.
Comunque la "gente d'aeroporto" è anche quasi sempre "gente da cellulare", ovvero quando non volano parlano al telefono, in qualsiasi luogo, con qualsiasi scusa: c'è sempre qualcuno più importante della conversazione che stai cercando di fare con loro.
Sarà per questo che hanno sempre l'alito pesante. Ruminano di continuo caramelle dietetiche che estraggono da confezioni metalliche coloratissime, nascoste nella tasca sinistra della giacca, quella che, per capirci, le persone normali di solito non fanno scucire.
Cercano in ogni modo di riattivare una salivazione inesistente, prosciugata da troppe parole inutili e di circostanza, che sembrano nella loro testa non costare nulla, ma in realtà piano piano li distruggono, partendo dalla bocca.
Continua...forse.
Emanano lo stesso odore d'aria condizionata mescolata a rivestimento di sedile depurato con bomboletta. La pelle del viso e delle mani è sempre un pò unta e la maggior parte delle volte emana un leggero aroma di limone chimico, residuo di qualche strofinata con salvietta low quality lanciata da hostess ahimè sempre più in linea con la qualità dei servizi offerti in volo: scadenti.
Almeno una volta, bella presenza, sorriso smagliante, gentilezza fasulla con denti bianchissimi in bella mostra erano assicurai, o forse erano solo i miei ormoni più vispi e disposti ad attivare la parte dedicata alla fantasia nel mio cervello.
Comunque la "gente d'aeroporto" è anche quasi sempre "gente da cellulare", ovvero quando non volano parlano al telefono, in qualsiasi luogo, con qualsiasi scusa: c'è sempre qualcuno più importante della conversazione che stai cercando di fare con loro.
Sarà per questo che hanno sempre l'alito pesante. Ruminano di continuo caramelle dietetiche che estraggono da confezioni metalliche coloratissime, nascoste nella tasca sinistra della giacca, quella che, per capirci, le persone normali di solito non fanno scucire.
Cercano in ogni modo di riattivare una salivazione inesistente, prosciugata da troppe parole inutili e di circostanza, che sembrano nella loro testa non costare nulla, ma in realtà piano piano li distruggono, partendo dalla bocca.
Continua...forse.