Adesso lo vado a trovare poco. Solo quando ne sento davvero la necessità e sono nei paraggi. Prima di arrivare abbasso sempre la musica dell’autoradio, se è già bassa l’abbasso ancora. Varcato il cancello sento subito il ghiaino sotto le scarpe, fa “scs scs”: mi piace. Il ghiaino è brutto da vedere ma quando ci passeggi e c’è silenzio fa un suono stupendo.
Cammino piano, composto, come se qualcuno fosse lì a guardarmi, anzi, peggio ancora a giudicarmi. Mi avvicino scansando dei fiori, tocco la foto e metto una mano sul marmo intiepidito da una giornata rovente. Non faccio il segno della croce, se lo faccio è solo mentale.
Ormai non mi commuovo più, non chiedo più niente, rimango in silenzio e basata. Penso che non sia male questo posto. Si vedono le vette delle montagne, belle dritte come lance di soldati, oggi poi il cielo è così terso che sembra di poterle toccare. Fa caldo, canta il corpo di una cicala.
Forse dovrei pregare. Forse non se lo merita, forse non se lo merita nessuno. Forse dovrei credere. Penso ad un racconto che ho letto in cui si ipotizzava che i morti sapessero tutto: tutto, qualsiasi cosa. Triste. Morire non sarebbe più come il raggiungimento di qualcosa ma una condanna.
Penso un paio di cose che vorrei che capisse. Tocco di nuovo la foto, mi volto e torno sul ghiaino. Una donna fa giardinaggio su una tomba vicino al cancello d’ingresso. E’ grassa e ha i baffi. Mi sorride. Sorrido pacatamente, come si conviene, come la pensassi come lei.
La scritta dice “E' tra le braccia di Dio”, io penso - che posto di merda, vicino al cancello, e non si vedono neppure le lance dei soldati -.